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Moltissimi in occidente hanno sentito parlare di Nirvana intendendo per esso “estinzione del desiderio e dell’avidità, annientamento della personalità, la trascendenza di tutti gli stati corporali e mentali e uno stato di comprensione completa o beatitudine”. In effetti deve essere inteso come “rimozione dell’ignoranza e dell’avidità. Questo può essere inteso come l’espressione dell’obiettivo dello yoga.
Se il vivente, appreso donde sgorga il dolore, Molto spesso si sente parlare di qualcuno che vive un’esperienza di rapimento. In quel momento non si è avuto altro che una migliore manifestazione dello stesso tipo di sentimenti precedentemente posseduti. A questo punto di potrebbe essere tentati di “ricercare” questi momenti di beatitudine, ma se così facciamo incorriamo in un gravissimo errore. La ricerca della beatitudine porta alla distrazione da quello che realmente è il significato e l’obiettivo dello yoga. Questo stato “superiore” non è un qualcosa che si conquista, ma è un qualcosa che viene spontaneo aderendo ad uno stile comportamentale di vita buono e puro, ed ecco che ci ritorna utile l’assunto “rimozione dell’ignoranza e dell’avidità” Se riportiamo per un attimo l’attenzione sull’affermazione che alcune volte si osservano persone in un particolare stato di “rapimento”, possiamo tranquillamente rifarci al concetto di yoga. Yoga significa “unione”. Unione tra mente e corpo. Come potremmo raggiungere quello stato di totale “estasiato rapimento” se non ci fosse unione e sintonia tra mente e corpo? Cioè la mente non contrasta il corpo ed il corpo non ostacola la mente. Nella più famosa di tutte le scritture induiste, il Bhagavad Gita, viene citato molte volte il Nirvana: Versi 24-6 nel capitolo, o discorso, V dicono: “Colui la cui felicità è dentro, la cui delizia è dentro, e similarmente la cui luce è dentro, quello yogi, avendo la natura di Brahma, si innalza al nirvana di Brahma. Per coloro che si sforzano e che si sono dissociati dal desiderio e dal risentimento, la cui intelligenza è controllata, il cui (vero) Sé è riconosciuto, vicino è il nirvana di Brahma” Versi 71-2 nel discorso II dicono: “L’uomo che vive senza avidità, che ha buttato via i desideri, senza possessività, senza egoismo quello raggiunge la pace. Questo è lo stato brahamico. Chi l’ha ottenuto, non è confuso. Essendosi stabilito in esso alla fine del (proprio) tempo, egli raggiunge persino il nirvana di Brahma”. Verso 15 del discorso VI afferma: “Lo yogi, con la mente controllata, avendo meditato così sul Sé (atmā), arriva al mio stato, il nirvana ultimo,. Che è pace”. È utile a questo punto soffermarci si Dio. In questo caso Dio è chiamato Ishwara, che letteralmente significa Sovrano o Signore. La “concentrazione” in Dio è una delle strade alla più alta meditazione e contemplazione. Se possiamo osare definire Dio come essere insensibile alle afflizioni che tormentano gli altri esseri, delle quali la principale è l’ignoranza alle azioni e alle loro conseguenze. Se a ciò affianchiamo l’affermazione che Dio (Essere Supremo) ha formato l’anima con un’eterna parte di se stesso, che tale parte diviene sovrana in ciascuno, vediamo come l’aspirante che lavora verso l’indipendenza o la libertà sta pervenendo allo stesso stato di impassibilità che viene attribuito al Signore. Viene inoltre affermato che lo yogi che compie gli sforzi necessari vede l’Ishwara (Dio, Essere supremo) in se stesso. Da ciò possiamo dedurne che l’Aldilà sta al di là di tutte le cose del corpo e di tutte le funzioni della mente. In questo modo possiamo considerare: corpo e Mente come due “entità” interdipendenti, che agiscono fianco a fianco:
Nel mondo esistono tre potenze: Varietà Armonia Unità Per capire il concetto di varietà possiamo pensare ad esempio ai metalli, il ferro immerso in alcune sostanze acide emette delle bollicine, mentre l’oro no. Quindi si può dire che hanno una certa “Personalità”. A questo punto interviene la mente che con il pensiero, le sensazioni, la volontà immette armonia in questa varietà. Ad esempio: gli occhi servono per vedere e le gambe per camminare, ora, quando camminiamo gli occhi guardano dove vanno le gambe e allo stesso tempo le gambe fanno guardare dove vogliono andare. Quindi “le gambe vedono e gli occhi camminano”. In questo caso si può dire che si è avuta “Unità” tra occhi e gambe ad opera della mente. A questo punto conviene inserire il concetto di “tempo”. Intanto esiste il “tempo” in quanto vediamo mutare le cose (varietà). Anche i minerali stanno lentissimamente variando “indipendentemente” l’uno dall’altro. Allo stesso modo possiamo dire che non esiste indipendenza senza dipendenza. Da che cosa dobbiamo renderci indipendenti se non dalla dipendenza stessa? Se consideriamo un sistema di pianeti chiamati dalla A alla Z possiamo affermare che deve esistere un nocciolo di indipendenza per poter fare agire la dipendenza. L’equilibrio ultimo di A contiene un qualcosa proveniente da Z. In conclusione possiamo dire che tra gli obiettivi dello yoga quelli minori sono:
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Ultimo aggiornamento 16/12/2010