Capitolo 1 - Il perché ed il come dello yoga

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Perché praticare lo yoga? Pensiamo, per un attimo, al perché tanti Indù si danno allo yoga. Forse perché ne hanno sentito parlare sin da piccoli e quindi per loro diventa quasi un fatto naturale. Forse perché hanno sentito parlare dei benefici che hanno acquisito coloro che hanno praticato lo yoga. Persone queste ultime superiori alle masse, molto più serene, rispetto a tutti quanti gli altri, tutti benefici, questi, acquisiti con lo yoga.

In ogni caso hanno sentito parlare degli Yoga Sutras di Pataniali , scritti più di 300 anni prima di Cristo.

Questi sutras (aforismi, breve massima che esprime una norma di vita o una sentenza filosofica) nella parte iniziale affermano che l’infelicità dell’uomo deriva dall’accettazione dello stato di schiavitù dovuto a basse condizioni in cui tengono la loro mente.

I sutras non si limitano solo a questa affermazione ma indicano anche il modo con il quale poter raggiungere un più alto livello mentale in modo da diventare come dei santi, dei saggi, ed inoltre affermano che possono conquistare la cittadinanza nel regno di Dio.

Il loro credo afferma anche che con gli stessi mezzi mediante i quali si conquista la cittadinanza nel regno di Dio possono portare anche ad una migliore condizione di vita terrena. Salute, bellezza, pace derivano dalla stessa etica.

Lo yogin (colui che pratica lo yoga) può proseguire nel suo cammino un passo alla volta o scegliere  un ideale, un maestro (guru) da seguire. Il guru è colui che ha sperimentato la conoscenza della verità e la mette a disposizione dell’allievo, è colui che ti indica “la porta” ora sta all’allievo saperla aprire.

Conquistare la cittadinanza nel regno di Dio viene inteso anche come Indipendenza, e lo yogin (l’allievo) imparerà che il suo futuro non dipende da accadimenti casuali, ma da tutto ciò che ha fatto precedentemente. È come dire “ciò che si semina ciò si raccoglie”. Ciò potrebbe essere espresso, ed in alcuni libri viene espresso, nei seguenti termini: “Sii felice di essere uomo, ed ora non essere così sciocco da perdere l’occasione che ciò ti offre”.

Ed è a questo fine che l’allievo mira e guida le proprie azioni. Il suicidio non approderebbe a niente, e la trascuratezza del corpo e della mente nemmeno. Si può dire che una via di mezzo è la migliore. L’allievo si renderà conto che una eccellente forza fisica, tanto per fare un esempio, non servirebbe a niente, ma nemmeno la trascuratezza e la debolezza. Una massima fa al caso nostro. Si potrebbe benissimo dire che “Abbastanza è sufficiente ma che abbastanza è anche necessario.”.

Quindi non c’è bisogno di un corpo vigoroso ed atletico per praticare lo yoga, ma nemmeno una potente mente è necessaria, anche se dissolutezza (mancanza di freni morali), confusione allontanano dall’obiettivo dello yoga, che è quello di raggiungere una armonia tra corpo e mente mediante la serenità. Anche per quanto riguarda la mente è valida la stessa massima: “Abbastanza è sufficiente ma che abbastanza è anche necessario.”. Dobbiamo considerare la mente come il centro del pensiero del sentire e del volere.

Che cosa dire di coloro che non aspirano allo yoga?

In India dove la cultura dello yoga è ben radicata in tutti, coloro che non lo praticano rispondono, qualora gli venga chiesto perché non praticano lo yoga, che per il momento non interessa loro questa disciplina. Gli piacciono i piaceri della tavola e del sesso, e per il momento non sentono l’esigenza dello yoga. Quindi per lo studente occidentale bisogna che esso tenga presente di non far diventare lo yoga l’oggetto di un ardente desiderio, ma coltivarlo con la convinzione che è una cosa utile e buona da fare senza bramosia.

Nella mente di coloro che non praticano lo yoga si instaura una convinzione tale che l’ansia non li invade, sono convinti che non esiste “ora o mai”, ma il futuro per loro riserverà l’occasione giusta al momento giusto.

Gli aspiranti allo yoga si possono suddividere in due categorie: gli aspiranti, quelli che hanno adottato qualche punto di vista della pratica yoga ed i montati. I montati sono coloro che si sentono sicuri nella loro pratica dello yoga e la possono effettuare in mezzo alla totale “confusione”.

Per quanto riguarda gli aspiranti, quest’ultimi vanno avanti nel cammino dello yoga con la convinzione che vedranno dei risultati lungo il cammino, anche se sono risultati parziali. Ed in effetti ci sono, (per esperienza personale). Se non vi fossero questi parziali risultati l’aspirante perderebbe subito la fiducia e la convinzione di procedere e quindi cadrebbe dal proprio intento, infatti, pensiamo se i risultati si vedessero soltanto alla fine del cammino. Cosa succederebbe? Succederebbe che perderemmo la forza d’animo per continuare nel cammino.

Uno dei primi insegnamenti dello yoga si può sintetizzare in un controllo del flusso di pensieri che affluiscono alla mente. Questo flusso, ora, bisogna controllarlo, altrimenti la mente può diventare pericolosa a se stessa. Immaginiamo, per un attimo, la mente come se fosse una piazza con tante strade che confluiscono in essa, se tutte le auto vogliono entrare nella piazza nello stesso momento si creerebbe soltanto un caos infernale, mentre se decidiamo di far entrare una fila alla volta, nella piazza, abbiamo la possibilità di controllare il flusso e quindi far obbedire la mente. La mente è nata per servire noi stessi, se facciamo vagare la mente per fatti suoi diventiamo schiavi di essa e quindi perdiamo il controllo su di essa.

Uno degli insegnamenti dello yoga può essere: Le idee, dolorose e piacevoli, sono di cinque tipi. Conoscenza esatta, conoscenza errata, fantasia, sonno e ricordi.

La prima operazione che la mente effettua è proprio la catalogazione di un qualsiasi pensiero. Immaginiamo quindi se un sogno venisse catalogato come realtà.

Cosa molto importante è il processo di riconoscimento delle nostre sensazioni scaturite dal nostro vissuto.
I piaceri e i dolori fisici precedono l'azione mentale. Poi subito dopo viene la percezione dell'oggetto che dà dolore o piacere, indi il riconoscimento e successivamente il ricordo in cui l'immagine dell'oggetto può manifestarsi anche nella sua assenza. Infine la pianificazione.

E' quindi, questo corso di ricordi e pianificazioni che il futuro yogi ritiene necessario controllare. La forte memoria dell'uomo suscita pensieri e immagini anche quando vi è l'assenza completa dell'oggetto che suscita tali immagini.

Facciamo un esempio: Un leone in una gabbia di uno zoo, si agita nervosamente perché ha fame. Appena riconosce i passi di colui che gli porta da mangiare inizia a tranquillizzarsi. Dopo un po' lo si vede tutto tranquillo nella sua gabbia con metà del suo pezzo di carne davanti senza che quella presenza susciti in lui il ricordo della fame. Ha mangiato, ha soddisfatto il suo istinto di fame, ora non ha più bisogno di mangiare. Quel pezzo di carne gli servirà quando il suo istinto gli ricorderà di aver fame.
Questo spesso non accade con noi uomini.

Il solo ricordo di una bella bistecca di carne fa nascere in noi il desiderio di mangiare e ci illudiamo addirittura di aver fame.

E' questo il processo che lo yogi tenta di controllare.

A tale proposito Pataniali nei suoi Yoga Sutras suggerisce come disciplina mentale:

Quando si è turbati da cattivi pensieri bisogna riflettere contro di essi. Questa riflessione di contrasto è: Il cattivo pensiero di violenza, falsità, furto, incontinenza, voracità, sia esso diretto, provocato o approvato, sia esso preceduto da avidità, ira o infatuazione, sia esso lieve, medio o forte, è causa di infinita pena ed errore


Poi:

Da un abituale atteggiamento di amicizia, simpatia, contentezza e indifferenza rispettivamente verso coloro che sono felici, sofferenti, buoni e cattivi, viene purezza di mente.

Se in una qualsiasi azione avessimo la convinzione che raggiungessimo risultati soltanto alla fine il novizio yogi verrebbe scoraggiato. Invece durante il cammino yogico si avvertono risultati e soddisfazioni intermedie che danno la forza di proseguire oltre. La soddisfazione che la perseveranza abbia portato qualche risultato è la molla che fa proseguire speranzosi nel cammino.

l'obiettivo finale dello yoga, quindi, lo possiamo definire come l'unione mente e corpo. Una simbiosi nella quale la mente non disturba il corpo ed il corpo non disturba la mente, ma in sintonia ascoltano le proprie esigenze. Questo viene definito anche libertà, non intendendo per essa un distacco, un allontanamento dalla vita, ma un non travolgente coinvolgimento tra corpo e mente nelle azioni quotidiane, ma rispetto di entrambi.

Ultimo aggiornamento 16/12/2010