Un piacevole ed
interessante convegno si è tenuto a Calvi in occasione dell’8 marzo,
festa delle donne, organizzato dal Centro Culturale. Presso la Sala
Consiliare, alla presenza di numerose donne ma anche di uomini, il
dottor Franco Parente, specialista internista, ha coinvolto i
presenti con una lezione di sana
alimentazione. Il Presidente del centro culturale, lo
scenografo Claudio Mirra, ha aperto i lavori ribadendo le finalità
di questa associazione che, presente sul territorio dal 1972, ha
sempre prestato attenzione ai cambiamenti che interessano la nostra
società, ma con un occhio rivolto al passato, alle tradizioni locali
che costituiscono le radici e rafforzano la nostra identità
culturale. Ha esposto inoltre le finalità del progetto “salute”, avviato negli anni
precedenti, che ha lo scopo di “informare per prevenire”, non
solo sulle patologie ma soprattutto per realizzare una condizione di
benessere psico-fisico. Il saluto del sindaco, prof. Rosalida
Ciampi, ha inoltre sottolineato quanto la figura femminile sia
centrale rispetto ai ruoli che la nostra società richiede, ruoli
sempre più significativi e che esigono risposte concrete e di grande
equilibrio. La relazione introduttiva della sociologa, dott.sa Elisa
Bosco, ha posto l’accento su questa ricorrenza che negli anni ha
assunto un’importanza mondiale, diventando il simbolo delle
vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e
punto di partenza per il riscatto della propria dignità. Sono stati
fatti passi da gigante nel mondo occidentale ma siamo ancora ben
lontane da una reale parità sia nel mondo del lavoro che in ambito
politico e le cifre che riguardano la presenza femminile nei settori
più rappresentativi, sono estremamente preoccupanti. Le nostre
rivendicazioni non possono comunque rimanere estranee a ciò che
accade nel resto del mondo, alle migliaia di ragazzine che subiscono
l’infibulazione, alle donne che possono essere ancora lapidate per
reati di adulterio, donne alle quali viene negata anche la
visibilità, nascoste sotto un burqua che le seppellisce e toglie
loro ogni diritto civile e non ultimo alla Somalia, una regione che
sta vivendo un lungo periodo di siccità, costringendo le donne,
sulle quali ricade la responsabilità della famiglia, a percorre
anche 50 – 60 km per trovare dell’acqua ma sono tante quelle che,
stremate dalla fatica e dal calore, non rientrano più nei luoghi di
appartenenza.

8 marzo dunque come riflessione
sulla nostra condizione ma anche come solidarietà sociale.
Il tema affrontato durante il convegno seppure di interesse
collettivo, sembra però particolarmente diretto alle donne che
abbiamo il “controllo” della spesa, della cucina e di
conseguenza su di noi ricade la responsabilità dell’educazione
alimentare soprattutto dei nostri figli. Mai come in questo periodo
il cibo è un argomento molto discusso. Che sia la mucca pazza, la
soia transgenica, il pollo con l’aviaria o, soprattutto con l’inizio
dell’estate, di diete miracolose che ci promettono di farci perdere
peso rapidamente, non passa giorno che non si parli di quello che è
il carburante dell’organismo umano.
E
se i nostri nonni soffrivano di patologie legate alla malnutrizione,
noi soffriamo a causa di una ipernutrizione e per un eccessivo
consumo di alimenti nocivi. Con la perdita della cultura contadina,
abbiamo anche dimenticato alcune corrette abitudini alimentari,
aiutati anche dalla pubblicità che ci porta a consumare cibi
confezionati, attraenti ma pieni di conservanti e spesso
ipercalorici, con la conseguenza di portarci addosso, come un abito
scomodo, il “peso” di un’alimentazione scorretta. E’
allarmante la percentuale dei ragazzi in età scolare che presentano
un problema di soprappeso, sta aumentando rapidamente e quasi il 10%
dei ragazzi appartenenti a questa fascia di età è a rischio per
disturbi del comportamento alimentare. Se nei paesi occidentali 1/3
della popolazione adulta è in soprappeso, negli Stati Uniti si
prevede che da qui a 5 anni, lo sarà ben oltre il 50% della
popolazione. Allo stesso tempo però si stanno imponendo modelli
per così dire “anoressici”, con gravi danni sull’organismo di
un giovane ancora in formazione. Sotto il profilo psicologico e
sociale, i fattori che sono ritenuti più frequentemente implicati
nell’insorgenza dei disturbi alimentari, riguardano la bassa
autostima, il perfezionismo, la depressione, l’impulsività, la
distorsione dell’immagine corporea, la carenza di rilevanti rapporti
sociali, i rapporti familiari ed in genere le difficoltà nelle
relazioni interpersonali. La cultura è un fattore predisponente:
sono infatti disturbi tipici della cultura occidentale, sono rari i
casi in oriente. D’altra parte il cibo assume una connotazione
simbolica molto forte, rappresenta infatti il primo contatto con la
madre, che non è solo fonte di nutrimento ma è anche e soprattutto
un fatto a cui sono connessi componenti emotive e relazionali.
Intorno alla funzione nutritiva si organizza tutto il mondo del
bambino, i suoi sentimenti, il modo di porsi in relazione con il
mondo esterno, le sue ansietà e le sue paure, le sue modalità di
esprimere l’amore ma anche l’aggressività. Il cibo può dunque
assumere una funzione di gratificazione e il bambino percepisce di
essere amato attraverso l’offerta del nutrimento; il vissuto di
sazietà è concomitante a quello di sicurezza, ottenere il cibo è
uguale che ottenere amore. E’ consequenziale che anche per l’adulto
il rapporto con il cibo deriva spesso da come ha vissuto questo
rapporto primario con la madre. Spesso si finisce per mangiare
per noia, utilizzando il cibo non solo per saziare la fame biologica
ma per riempire un vuoto interiore. E’ dunque importante porre
l’attenzione sulle motivazioni che stanno alla base del nostro
rapporto con il cibo. Perdere peso, spesso assume il significato di
riacquistare il controllo della nostra vita, rivoluzionando
consapevolmente l’alimentazione ma soprattutto l’atteggiamento con
il quale affrontiamo le sfide di ogni giorno.
Durante il convegno sono stati inoltre resi noti i risultati dell’indagine
conoscitiva promossa dal centro culturale in collaborazione con il
dottor Parente, fornendo dati interessanti rispetto ad una fascia
d’età di preadolescenti, che hanno espresso le loro “preferenze”
alimentari, facendo emergere anche il livello di conoscenza
personale e familiare dell’argomento. La realtà socio-familiare
emersa, è di un nucleo costituito da 4,8 persone, con la presenza
di bambini nella percentuale di 2,9, al di sopra della media
nazionale e con pasti che vengono cucinati dalla mamma e a volte
dalla nonna, consumati per tre volte al giorno, quasi sempre
insieme a tutti i componenti. La merenda è un’abitudine consolidata
e, sorprendentemente, non è quella industriale la preferita in
assoluto ma anche la frutta rientra tra le scelte dei piccoli
consumatori, comunque sempre presente sulla tavola, così come i
legumi e, fanalino di coda, il pesce. Siamo purtroppo in perfetta
linea con gli standard nazionali, per quanto riguarda il tempo
dedicato ai programmi televisivi (circa 3 ore al giorno) e
l’utilizzo dei video-games. Poco seguite sono le attività sportive
ed il tempo libero è trascorso in casa, con un buon livello di
comunicazione interfamiliare. Tra le bevande è la coca cola a farla
da padrona e un po’ tutti sono consapevoli che l’obesità è un
malattia e che troppe merendine e cibi grassi sono nocivi alla
salute.

Mentre Enza, monitorata con l’”Arm band” ( un holter metabolico in
grado di determinare i principali parametri del consumo e del
fabbisogno energetico) pedalava sulla bici, il dottor Parente, con
l’ausilio di Gigi Alfiero al computer, forniva una puntuale ed
esaustiva informazione sui principali errori alimentari e
soprattutto sui rischi per la nostra salute di diete “fai da te”.
In verità il termine “dieta” che ci evoca pranzi scipiti e
monotoni, è stato quasi abolito dal dottor Parente che ha invece
parlato di una sana e variegata alimentazione, in grado di prevenire
patologie ma soprattutto di determinare una condizione di benessere
psico-fisico, supportati da una sana attività fisica. Ha inoltre
messo in guardia sull’utilizzo di prodotti light o di farmaci che
possono danneggiare irrimediabilmente la nostra salute, bene
prezioso che va tutelato anche attraverso uno stile di vita sano.

A conclusione della serata, è
stata donata al dottor Parente una cesta di cibi genuini, tipici
della nostra cultura alimentare, coreograficamente confezionati
dalla signora Biagina Rinaldi. Poi tutti insieme per un “pizza
party”, offerto dal Centro Culturale, rinviando al giorno dopo
il computo delle calorie ingerite! |