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GIOVEDI' 31 OTTOBRE 1996
ore 20.00
SEDE SOCIALE (prefabbricato Caritas)
con elezione “MISS STREGA 1996”
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VENERDI 1 NOVEMBRE ‘96
ore 18.00
Sala Consiliare c/o CASA COMUNALE – CALVI
CONVEGNO DIBATTITO:
“Streghe e Mondo Magico nell’area Beneventana”
Saluto: Scenog. Claudio MIRRA
(Presidente Centro Culturale)
Introduce: Prof. Pier Luigi ROVITO
(Università di Salerno)
Relaziona: Prof. Giovanni VERGINEO
(Storico – Vice Presidente Ass. “VEREJA”)
Coordina: Dott. Mariano BOCCHINI
(Presidente Cassa Rurale)
Lettura brani: Mimmo SORICELLI
(Attore)
Brani a tema
DELLA fantasiosa leggenda delle streghe di Benevento, come tutti sanno, se ne parla dovunque, e moltissimi credono, ancora, che realmente, una volta, vi tenevano le loro adunanze o convegni, con i relativi banchetti e danze, le maliarde di tutto il mondo, compreso, s’intende, il nuovo continente, sotto un grosso ramoso noce, a poca distanza dalla città e nelle alte ore della notte.
Racconti fantastici, pieni di incubi, di diabolici miti, in quei tempi lontani, ebbero larghissima diffusione. Era più che mai il tempo delle streghe.
C’eva ‘na vota nu viecchie e ‘na vecchia c’abballavene ‘ngoppa a nu specchie, abballavene ‘ngoppa a nu monte, statte zitte ca mò te l’acconte.
La vecchia maledetta Una donna di Benevento da tempo conosceva una vecchia maledetta, che raccontava spesso tutte le cose che faceva quando si radunava con altre sue amiche sotto il nefando noce. “Vieni anche tu”, ripeteva la vecchia, “e vedrai come sarà piacevole. Che gusto e che diletto proverai!” A furia d’ascoltare quelle storie, la donna, una mattina, la pregò di portarla con sé al sabba. La vecchia avvertì che durante quella esperienza bisognava accuratamente evitare di farsi il segno della croce e di nominare Cristo. Quindi, diede alla donna un misterioso unguento col quale avrebbe dovuto cospargersi il corpo prima di partire. Le consegnò anche una strana polvere da mettere sul collo del marito, affinché dormisse tutta la notte e non s’accorgesse della sua assenza. Le chiese, infine, quale mezzo di trasporto volesse usare per il viaggio: una scopa, un capro, un asino, un cane o un altro animale. La donna disse di voler viaggiare sopra un cavallo, e su quello decisero che entrambe sarebbero andate in volo, la notte stessa, verso il noce. Però, durante il giorno, la donna, su suggerimento del suo angelo custode ripensò molte volte alla decisione presa al mattino, e cominciò a dubitare che andare al sabba fosse un’esperienza da fare. Giunse la notte. Udì un sibilo forte di vento e apparve la vecchia maledetta che le disse: “Su, su muoviti che tuo marito dorme ed è tempo d’andare”. Ma quella rispose: “Vattene! Vattene! Io non voglio offendere il mio creatore Gesù Cristo”. A quella risposta la vecchia le sputò in faccia un fiato di puzzolentissimo fuoco e le sferrò un fortissimo calcio alla gamba destra. Quindi svanì. Per tutta la notte la poverina sentì il volto bruciarle come fosse in mezzo a carboni accesi, e la mattina si ritrovò lebbrosa e con un insopportabile dolore sciatico che andava dall’osso sacro fino al piede destro.
I due gobbi In una povera contrada di campagna, prossima a Benevento, vivevano un tempo due ciabattini, entrambi gobbi. Una volta uno di essi, di nome Vincenzo, si recò nella vicina città ad acquistare spago e cuoio per fare scarpe nuove. Quando riprese la via del ritorno era già notte, e si trovò a passare in una radura erbosa al centro della quale si ergeva un grosso noce. Il ciabattino notò una forte luce provenire dall’albero e, avvicinatosi, poté vedere che intorno al noce ballavano diavoli e streghe in un sabba infernale. I rami dell’albero erano dei serpenti; a terra c’erano teschi di bimbi; nell’aria volavano civette e pipistrelli. Vincenzo fu colto da gran paura e per non esser visto si nascose dietro una siepe. Ma fu scorto da una delle streghe che gli si avvicinò dicendo: “Chi sei? Cosa fai qui?” Col cuore in gola per la paura, Vincenzo trovò appena la forza di rispondere: “Sono stato a Benevento per delle compere, e passavo di qui per far ritorno a casa”. “Ora che ci sei”, replicò la strega, “rimani un po’ con noi a danzare”. Il ciabattino accettò l’invito, pensando che un suo rifiuto avrebbe potuto provocare la pericolosa reazione della strega. Ballò a lungo sotto il noce, e lo fece talmente bene che la strega volle premiarlo. Con una sega di ricotta, ella tagliò l’orribile gobba che l’uomo aveva sulla schiena. Felice come non mai, Vincenzo fece ritorno a casa. Giuntovi, picchiò alla porta d’ingresso. La moglie s’affacciò da una finestra per vedere chi fosse, ma non riconoscendo più il marito, perché mai l’aveva visto senza gobba, non scese ad aprire. L’uomo continuò allora a dar colpi all’uscio creando un tal trambusto da far svegliare tutto il vicinato. Alcuni scesero in strada per vedere cosa stesse accadendo e riconobbero Vincenzo. Il ciabattino raccontò ciò che gli era successo e come fosse riuscito a liberarsi dell’orribile fardello che fino a quel giorno aveva dovuto portare sulla schiena. Chi ascoltò con maggiore attenzione la storia di Vincenzo fu l’altro ciabattino Gaetano, anch’ egli gobbo. Gaetano pensò di fare come il collega e così, la settimana successiva, si recò a Benevento. Alla stessa ora dell’amico s’incamminò verso il noce dove diavoli e streghe stavano ballando. Si fece coraggio e si lanciò nella danza. Ma si mosse in modo così goffo e sgraziato che le streghe, per punirlo, presero la gobba che avevano tolto a Vincenzo e l’attaccarono sul suo petto. Così il povero Gaetano tornò a casa con una gobba avanti e una dietro.
Fonte:8. De Lucia, Benevento nelle sue
tradizioni popolari, parte Il, pp.16-17.
Come nacque Mazzamauriello C’era una volta una bellissima fanciulla dagli occhi neri e dai capelli d’oro che amava, ricambiata, un giovanotto del suo paese; ma quel sentimento era osteggiato dai familiari della ragazza. I due innamorati erano costretti a vedersi di nascosto. Una sera, il giovane, che stava recandosi ad un incontro con la fanciulla, venne affrontato dai fratelli di costei. Nacque una furiosa discussione che sfociò in un litigio, al termine del quale il giovane amante venne lasciato a terra morto, con un coltello nella pancia. Quando la ragazza seppe l’accaduto, soffrì tanto da perdere il senno. Fuggì di casa e visse come una selvaggia, aggirandosi per campagne e città. Spesso la si vedeva sorridere e piangere, cogliere fiori per farne ghirlande, saltar come nel dì di festa al suono d’un tamburello, correre quasi nuda per le strade, far la predica in piazza, sguazzar con le mani nell’acqua santa delle chiese e nelle pozze di fango durante le giornate piovose. Una mattina si recò sulla sponda d’un precipizio e, con le braccia rivolte al cielo, si lasciò cadere giù nel burrone, finendo inghiottita dai flutti d’un sottostante fiume. Subito dopo il prete del paese rinvenne dietro la porta d’ingresso della chiesa maggiore un bimbo nato da poco, che gemeva per il freddo. Era un pargolo davvero brutto: aveva la testa grossa, il naso schiacciato, gli occhi dilatati e le labbra sporgenti, le gambe curve in fuori, le braccia corte. Il parroco lo diede al padre guardiano del convento dei Cappuccini, che pensò a farlo allevare da una sua parente, la quale lo rese più goffo, vestendolo con una tunica nera e un berrettino scarlatto. Una sera, mentre giocava, il bimbo si accostò alla porta di una casa, nella quale poche ore prima era entrata una giovane sposa. Fu creduto di malaugurio e venne picchiato tanto forte che ne morì. Non fu neppure seppellito, ed il suo spirito si trasformò in un folletto di nome Mazzamauriello. Egli ora si vendica combinando un gran numero di guai e dispetti a danno delle famiglie che vivono nelle case in cui si ferma ad abitare.
d’e sette fatte Ce steva na vota ‘nu patre e ‘nu figlio, e campavano cu l’arte d’a zappa. N’tremente che nu juorno ievene a zappà, p’ via venne ‘na sciorta d’acquaria e nu’ sapevano addò s’arreparà. A luntano vedèro ‘nu pagliaro, ière là e trtiverene ‘a cannela abbicciata e ‘nu vracerone ‘e fuoco, e se mettère accanto ‘ti ffuoco pe s’asciugà ca evene tutt ‘nfuse, lurci e cchine ‘e lota. Mente stevano là, venne ‘na latta e se mettive vicino ‘u fuoco. A n’auto poco venne n’auta latta e disse: Bona sera cun-ima jatta. Bona sera, e bon venuta, e se mettive pure essa accanto ‘u fuoco. ‘U patre e ‘u figlio se guardavano ‘nfaccia sentenne ‘e parlà ‘e latte. N’auto ppoco doppo venne n’auta latta, e se mettiva attuorno a ‘u fuoco. Ne venero sette. Una d’esse disse: Stasera che ce vulimo cenà? ‘U fegato de stu viecchio ? U fegato mio ? Disse ‘u, viecchio e pigliava a zappa e ‘a diva ‘nfronte a jatta e ‘a sciaccava. Tutte se ne fuiére. Q uanno fu ‘a matina, stu viecchio avive ‘na chiamata du’ giudice. Diciteme ‘u fatto cumme va ca’vuie ieri sera sciaccasteve ‘a signora tale. Io ? Rispunnivo ‘u viecchio, ‘i nun faciette niente. Tu fuste, rispunniva ‘a signora ca me dista a zappa ‘nfronte; mò ve racconto ‘u fat.to, disse ‘u vicchio. ‘U giudice sentive tutto; subbeto fece piglià sta signora ‘a fece ncatenà e ‘a fece dice che erano chell’aute cumpagne, e tutte ‘e fece muri dinto a na votte ‘e pece. |
Rassegna stampa
Il Mattino 31 ottobre 1996
Calvi
Domani sera Vergineo, Rovito e le… streghe
CALVI “Streghe e mondo magico nell’area beneventana”. Questo il tema della conversazione organizzata la Centro Culturale Calvese, presieduto da Claudio Mirra, per donami alle 18 presso la Sala Consiliare.
All’incontro, inserito nella tradizionale festa di Halloween, parteciperanno gli storici Pier Luigi Rovito e Gianni Vergineo, Coordinatore Mariano Bocchini, presidente della Banca di Credito Cooperativo calvese. L’attore Mimmo Soricelli leggerà alcune “pagine a tema”.
Il Sannio 31 ottobre 1996
CALVI
Calvi: Al via la festa di Halloween
Il Centro Culturale Calvi organizza per il terzo anno consecutivo l suggestiva festa di Halloween. Nella sede sociale, presso il prefabbricato Caritas oggi alle ore 20, streghe, folletti e spiriti maligni si incontreranno per dare vita alla Halloween Dance che prevede anche l’elezione di “Miss Strega ‘96”. I celebri volti di demoni, incisi sulle zucche,offriranno un’immagine spettrale alle vie del centro incuriosendo i bambini un po’ spaventati.
Passata la paura e tenuti lontano dal paese gli spiriti del male, il Centro Culturale ha pensato di approfondire l’argomento organizzando un convegno sul tema “Streghe e mondo magico nell’area beneventana”.
L’appuntamento è fissato per venerdì 1 novembre alle ore 18 presso la sala consiliare del Comune.
Dopo il saluto del presidente del Centro Culturale, Claudio Mirra, introdurrà i lavori Pierluigi Rovito, docente dell’Università di Salerno. La relazione sarà tenuta dallo storico Gianni Vergineo, mentre a coordinare gli interventi sarà il presidente della Cassa Rurale di Calvi, Mariano Bocchini. Al termine, l’attore Mimmo Soricelli reciterà dei brani scelti sul tema.
(m.t.)
Il Sannio 05 novembre 1996
Calvi, parla Vergineo su una antica leggenda
Benevento e le streghe: solo un mito?
Calvi – La festa di Halloween a Calvi è stata occasione di un importante convegno promosso dalla locale associazione Centro Culturale Calvi, e che ha visto la partecipazione del prof. Gianni Vergineo, noto storico beneventano e vicepresidente dell’associazione “Vereja”. Dopo il saluto del presidente del Centro, Claudio Mirra, che ha illustrato la scelta del tema: “Streghe e mondo magico nell’area beneventana”, la magica atmosfera di sogno e immaginazione è stata introdotta dalla lettura di alcuni brani, aneddoti legati al noce di Benevento, interprete l’attore Mimmo Soricelli, della cooperativa teatrale Eidos.
L’ampia e interessante relazione del Prof. Vergineo ha rapito l’attenzione del folto pubblico che ha gradito la riflessione dello storico.
Egli ha analizzato le origini di questa singolare “festa dei morti”, che, nata dalla cultura celtica, sviluppata negli USA, sta tornando oggi in Europa.
Il simbolo della festa è “Jack o’ lantern”, una lanterna ottenuta inserendo una candela accesa in una zucca vuota.
Vergineo si è poi soffermato sull’aspetto più interessante: mondo magico e desiderio esplorativo dell’uomo.
Nel rapporto tra le streghe e la città di Benevento, è apparsa interessante una sua affermazione in cui ha sottolineato che, oltre al mito, storicamente non esistono prove che attestino tale fama per Benevento.
Nei documenti, infatti, non esiste una sola fonte storica che riporti un qualunque processo “alla strega” svolto a Benevento.
Solo mito, dunque?
Mito, ignoranza e cultura fortemente antifemminista. La discussione che ha seguito la relazione di Vergineo è stata coordinata dal Dott. Mariano Bocchini, presidente della Cassa Rurale ed Artigiana di Calvi. Al termine, il presidente Mirra si è dichiarato soddisfatto per la riuscita della manifestazione, rimandando tutti ai prossimi appuntamenti che Il Centro Culturale ha n programma per quest’anno.
Antonietta Pepicelli